Undici giorni al Natale 2014. Una giornata da non
dimenticare.
Un piccolo, grazioso e curato paese della provincia
crotonese, di origine arbereshë, Carfizzi (Karfici, nella lingua locale). Una
manifestazione che ha già nel nome la previsione di come sarebbero trascorse
quelle soleggiate ore di metà dicembre: Arcimirë, che vuol dire “arci-bene”,
“arci-buono”, come apprendo dal post della locale cronista Maria Cianciaruso.
Ed è l’Arci di Carfizzi, appunto, che ha organizzato
l’evento, all’insegna della valorizzazione delle tradizioni del luogo, dei
prodotti tipici, della cultura di questa affascinante realtà, il tutto a
condivisione dei partecipanti numerosi ed entusiasti.
Io sono lì insieme agli amici fotoamatori. E’ la seconda
volta che visito questo paesino collinare, di cui conservo un piacevolissimo
ricordo.
Inizio col guardarmi intorno. Sono gli abiti tradizionale
che per primi incuriosiscono il mio obiettivo; tante bambine si preparano alle
danze e ai balli che fra non molto seguiranno:
Naturalmente mi porto anche oltre il cuore della
manifestazione, fra le viuzze tranquille ed il bianco-calce delle tipiche
abitazioni che riportano direttamente alle architetture del Mediterraneo
orientale. Qui gli incontri con gli anziani del luogo avvengono spontaneamente.
Resto affascinato dall’azzurro degli occhi e le tracce del tempo su volti e
mani dei soggetti che ritraggo:
Fra i convenuti ci sono anche gli amici di Radio Barrio,
pronti ad animare la mattinata con la diretta radiofonica, le interviste ai
locali ed organizzatori, a documentare alcuni momenti dell’Arcimirë ed a
raccogliere le donazioni di chi sostiene il crowdfunding partito già da due
settimane:
Iniziano i festeggiamenti con balli e canti tipici della
cultura locale. Sono i bambini di Carfizzi i protagonisti assoluti di questo
momento della giornata, ed è una vera gioia seguirne i movimenti, carpirne i
sorrisi e restare quasi catturato da certi sguardi:
Dopo un ghiotto pranzo ricco di genuini prodotti locali, mi
concedo qualche scatto in completo relax, in cui riprendo alcuni amici
fotoamatori anche loro intenti a godersi il sole del primo pomeriggio:
Un ritorno a casa, il mio dello scorso 14 dicembre,
caratterizzato dal ricordo sonoro dei canti arbereshë e delle parole misteriose
pronunciate dagli abitanti del luogo, dalla fragranza di un olio strepitoso che
avvolgeva i caldissimi tozzi di pane dentro una zuppa dal sapore antico, e
dalla voglia di stare assieme di tanta gente che ha riscoperto la bellezza
dell’autentica condivisione.
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