Corigliano Fotografia 2016 (parte 3)



Prima che sia il tramonto, la seconda sera a Corigliano, incrocio Diego, anche lui a zonzo in cerca di scatti utili. Dal belvedere d’entrata al castello i colori di fine giornata ci spingono naturalmente a dare un’occhiata. Ed è a quel punto che mi sento chiamare: è uno dei giovani calciatori della piazzetta, conosciuto e fotografato due anni prima! Mi racconta di lui, dei cambiamenti avvenuti da allora. E’ felice di rivedermi. Diego, un po’ meravigliato da quell’entusiasmo a distanza di tempo, ferma il momento in una piacevole foto ricordo:
https://profcamarchivio.files.wordpress.com/2016/07/foto_diego.jpg

La serata prosegue davanti a una buona pizza (la seconda in un giorno!) in compagnia di un appassionato di fotografi e fotografia. C’è molta affinità di gusti fra di noi. Niente di meglio, per concludere questo secondo giorno, che conversare con sincero interesse e ammirazione di nomi quali Cartier-Bresson, Scianna, Koudelka, Lange e, naturalmente, Monika Bulaj.
E poi arriva il terzo e, ahimè, ultimo giorno di workshop. Tutti in trepidante attesa della valutazione dei propri lavori svolti sul posto. La più emozionata, in effetti, sembra proprio Monika. Da ottima insegnate quale è (levatrice si definisce lei stessa), non vede l’ora di osservare i risultati dei compiti assegnati a ciascun partecipante, sempre con estrema attenzione alle peculiarità di ognuno. Ed è questa, fra le tante, una delle cose che mi colpisce maggiormente in questa magnifica persona: la sua capacità di mettersi al servizio degli altri. Mentre la guardo ammirato nei suoi sorrisi di soddisfazione per i progressi ottenuti dagli allievi, mi torna alla mente uno stralcio da “La vita è bella” di Roberto Benigni: “Guarda i girasoli, si inchinano al sole. Ma se ne vedi qualcuno che è inchinato un po' troppo significa che è morto. Tu stai servendo, però non sei un servo. Servire è l’arte suprema. Dio è il primo servitore. Dio serve gli uomini ma non è servo degli uomini.”
Non risparmia nulla nelle sue letture, Monika Bulaj, anche se c’è da scartare con estrema franchezza. Ma il tutto è sempre funzionale a una scelta all’insegna dell’intensità, dell’essenziale. Perché è sempre meglio levare che aggiungere, come ci ripete a più riprese sin dal primo giorno. “Talvolta è meglio non mostrare tutto. Il non visto può stimolare l’immaginazione, generare riflessioni.” Ed è vero, sacrosanto! Basta in fondo sfogliare uno dei suoi libri per comprendere appieno questa idea di racconto fotografico (e non solo).
Arriva, poi, anche il momento di visionare le mie poche foto che tanta insoddisfazione mi hanno messo addosso. Consapevole di non aver saputo svolgere il mio compito, provo ugualmente a mostrare quegli ultimi scatti, fra cui il solo degno di nota, per me, è nato dal caso più che dal tema che avrei dovuto sviluppare. “Il beneficio che si trae dal caso”, dice Willy Ronis, “non esclude sempre, e meno male, un minimo di riflessione”. E deve essere proprio vero, considerata la reazione di Monika appena vista la foto della bambina e dell’antico portale abbandonato. Mi chiede subito dell’altra scattata il giorno prima. E’ nella stessa chiavetta usb. Le accosta l’una all’altra e incomincia con una serie di considerazioni sul significato delle due che mi lascia sbalordito!

https://profcamarchivio.files.wordpress.com/2016/07/schermata_12-00-18.jpg 

Trascorrono i minuti e faccio fatica a credere alle mie orecchie. Un enorme senso di gratitudine mi riempie il cuore. E non tanto per come e quanto stia apprezzando quelle foto, ma per l’indelebile insegnamento che sto traendo dal flusso continuo delle sue parole così cariche di stupore ed entusiasmo.
“La fotografia si nutre del reale, perché per me è più meraviglioso, più importante dell’immaginario.” E’ ciò che anche io ho sempre pensato da quando frequento la fotografia. Adesso ne ho la definitiva conferma.
Proseguono le successive letture e, dopo le ennesime dimostrazioni di straordinaria generosità di Monika, si giunge così al termine dell’ultimo pomeriggio insieme a lei ed ai compagni di viaggio di questa formidabile esperienza. Consegna degli attestati e foto di gruppo:

https://profcamarchivio.files.wordpress.com/2016/07/gruppo_bulaj.jpg

Torno un po’ stordito al bed and breakfast, con addosso tutta la mole di bellezza accumulata in questi giorni. Accendo il lettorino mp3 e seleziono senza troppo pensarci la “Primavera” di Vivaldi nella versione rivisitata da Max Richter:




Questa musica sembra la sintesi sonora perfetta di tutte le emozioni che adesso mi si muovono nella testa. Il risultato del prezioso incontro con Monika Bulaj. Di quegli incontri che ti cambiano la vita, allargando la percezione delle cose e infondendo un benessere fatto di rinnovata consapevolezza e meraviglia per il mondo tutt’intorno.
E infine torno alle pagine del mio quaderno-diario per rileggere un altro dei brani trascritti dal suo Genti di Dio:
“Tramonto arancione, formazioni di oche selvatiche in decollo dai laghi. Di nuovo Bielorussia, il baricentro di questo nostro andare. Di nuovo le antiche strade della Polesia, le gallerie d’ombra dei viali di tigli, la saggezza antica degli abitanti. Vorremmo perderci tra i mirtilli. (...) Il nostro lusso è la mancanza di fretta. Abbiamo manciate, grappoli, interi mazzi di tempo. Lo potremmo ammucchiare, disperdere per i prati, dissipare. La strada porta dove vuole, scompare l’inutile, nuovi pensieri si formano, accumulandosi come sassi portati da una corrente in un ruscello. Dai finestrini aperti entra profumo di erbe. Ogni particolare, albero, vicolo, cavallo, si tramuta in segno. Steccati di legno, recinti di legno, case di legno, tegole di legno ricoperte di muschio. L’unico lusso sono le campanule delle malve e i grappoli di dalie che ricoprono come un velo da sposa le finestre scure.”

Grazie, Monika.
.

Nessun commento: