12/04/11

Continuare a provarci

La mia indole fotografica è cambiata nel tempo. Dagli inizi, veri, della mia prima refelx digitale ad oggi ho capito alcune cose essenziali. Innanzi tutto ho imparato ad apprezzare un certo tipo di linguaggio fotografico. E gradualmente sto cercando di farlo anche mio, per quanto, a riguardare le foto fatte sino ad oggi, credo siano state un naturale riconoscermi in ciò che in fondo ho sempre fatto guardando attraverso il mirino della macchina: la ricerca di immagini fondamentalmente semplici. La dimensione creativa, la ricerca dell'effetto, la speranza o, peggio ancora, la prestesa di fare delle fotografie qualcosa di assimilabile a una creazione artistica devo confessare che non mi interessa affatto. Avverto da diversi mesi a questa parte, semmai, un'urgenza espressiva che punti al mostrare in modo diretto alcune realtà, fossero anche dei semplici paesaggi o le macro alle mie tanto amate orchidee selvatiche.

Col tempo, le letture, la pratica sempre meno forsennata dello scatto fotografico, ho compreso quanto la dimensione del racconto, della documentazione, della narrazione immediata sia l’elemento essenziale di ciò che vorrei ottenere attraverso le mie fotografie.

In alcuni dei foto-racconti pubblicati nei forum su cui scrivo, inoltre, mi è stata riconosciuta a più riprese una certa capacità di unire la parola scritta alle immagini che l’accompagnava, fosse stata anche una semplice didascalia. Mi ha fatto piacere constatare un simile riscontro, ma onestamente mi ritengo ancora un dilettante; che utilizzi la luce o le battute di una tastiera per narrare qualcosa, ho ancora un’enormità da strada da percorrere prima di sentirmi davvero soddisfatto di ciò che sto facendo della mia passione per la fotografia.

Ma non dimentico mai l’esortazione di una fotografa di reportage che ammiro immensamente, Elisabetta Tiani: “Magari non tutte le volte che ci provi viene una cosa buona o significativa... ma bisogna provare". Ecco, io continuo a provarci.


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