01/03/20

Riflessioni sulla fotografia

Trent’anni di birdwatching mi hanno abituato a prendere appunti, a tracciare su carta dettagli e sensazioni, in modo sistematico. Dopo tanto tempo, una simile abitudine è diventata cadenza del mio costruirmi memoria. Con la fotografia, in definitiva, è successa la stessa cosa. Ci ho messo alcuni anni di pratica e di studio per capire, alla fine, che fotografare, per me, non è altro che scrivere su un taccuino, prendere appunti. 
La fotografia come mezzo e non come fine. Lo scatto come scelta di una porzione di ciò che è già lì, che già esiste anche senza che io ne tragga una foto. Mi annoia, sempre di più, terribilmente, sentir parlare di fotografia in termini artistici, autoriali. Mi annoia, sempre di più, inevitabilmente, sentir parlare di concorsi fotografici, di riconoscimenti, di attestati da appendere al muro. 
La fotografia mi ha insegnato che il mondo là fuori e più importante delle mie fotografie, della mia firma, del mio punto di vista (che tanto quello, che lo voglia o meno, esce fuori comunque). Mi ha regalato, e continua a farlo, incontri fondamentali che mi hanno arricchito, letture preziose che mi hanno aperto la mente, continui confronti che mi hanno reso più consapevole. Insomma, non fotografo per dimostrare qualcosa. Mi interessa mostrare ciò che ho davanti: un pezzetto di mondo da raccontare, da condividere, di cui prendere coscienza.
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