Non deve essere facile starsene
in casa tutto il giorno. Soprattutto per i bambini; nel movimento all’aria
aperta trovano una ragione in più per essere ciò che sono. In questo periodo di
clausura forzata un padre, questo, lo capisce bene, perché lo verifica
quotidianamente.
È il primo pomeriggio di una
domenica di marzo, vedo dal balcone una scena che sembra non appartenere all’epoca
del covid-19. Ma, in tutta franchezza, non me ne stupisco. Due piccoli ragazzi
percorrono, insieme al loro genitore, le geometrie di una piazza cittadina con
un misto di spensieratezza e inquietudine. Non basteranno i ventiquattro giorni
di permanenza fra le mura domestiche come motivazione alla loro presenza in
quel luogo: all’arrivo di una volante della polizia dovranno tornarsene a casa
senza alternative.
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