Dopo quasi otto anni di frequentazioni nel mondo della
fotografia, mi accorgo che il senso di tutto è ben al di là di quanto, in modo
sempre più globalmente riconosciuto e riscontrabile, si vuol significare quando
si parla di fotografia. Almeno per me.
Che sia arte, forma espressiva, motivo di
autogratificazione, autoincensamento e/o autocelebrazione, è tutto così lontano
e differente da ciò che a me interessa del gesto fotografico. Ci si può, e
forse ci si deve, passare dalla fase amatoriale di chi trova interesse nella
ricerca della bella immagine, da mostrare, in cui mostrarsi e per cui ottenere
positivi riscontri. Ci son passato anche io. Col trascorrere del tempo, però,
mi son stancato come era inevitabile che accadesse. Non può essere, questo, il
senso di un gesto così semplice (si fa per dire) come lo scatto fotografico.
Io l’ho ritrovato nella possibilità di costruzione di
racconto e memoria, restringendo il campo ai soggetti che mi sono più vicini,
per affetto, affinità, empatia di contenuti.
Occasioni ideali, in questo senso, sono i momenti vissuti
nell’ambiente familiare, propri di quel concetto così importante che è,
appunto, l’album di famiglia.
Mi è capitato la scorsa domenica. Una giornata trascorsa
serenamente fra i boschi carichi per me di ricordi della Sila Piccola, Trepidò
in modo particolare.
I miei nipoti, naturalmente, sono fra i primi ad invogliarmi
all’uso della fotocamera. Da una passeggiata post-pranzo lungo i sentieri delle
mie giovanili scorribande silane, nascono due scatti in cui Giovanni e
Francesco appaiono così come il trascorrere del tempo mi sembra continui a
forgiare le peculiarità dei rispettivi caratteri:
Nonno e nonna sono presenti quel giorno. Li colgo in due
differenti momenti della giornata. Per loro, forse ancor di più, il concetto di
memoria raccolta e conservata in una immagine fotografica assume un’importanza
tutta particolare:
Mi affascinano sempre i ritratti di famiglia, c’è tutta una indecifrabile varietà di espressioni, atteggiamenti e approcci visivi col mezzo fotografico che se ne potrebbe parlare per ore:
Il contatto con la mamma e con la natura, due concetti in
fondo vicinissimi fra loro, come questi ultimi due scatti ai miei nipoti mi
portano a pensare:
Questo è tutto. La prossima volta che alla domanda “Stai
fotografando?” di qualche mio amico risponderò “Sì, più che altro
foto-ricordo”, ciò assumerà un significato ben oltre l’uso comune del termine
(e per me fondamentale).
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