17/05/18

Cercando Tiziano (Venezia, 28-30.04.2018, parte 2).


Rifocillato e rinfrescato, rifletto sulla prossima tappa della giornata. Praticamente alle spalle di Santa Maria Gloriosa dei Frari c’è la Scuola Grande di San Rocco, ma… per oggi non mi va di spendere dieci euro per visitare un bene gestito dalla Chiesa S.p.A. (per cui, in quanto cittadino italiano e in più dipendente della pubblica istruzione, avrei il diritto di accesso gratuito). Decido così di puntare dritto verso ponte di Rialto: una volta attraversatolo in direzione San Marco, sarò a pochi metri da altre due importanti tele del Tiziano. Sbucato su Riva del Vin da uno dei calli secondari presi semplicemente seguendo la fiumana dei turisti, mi incuriosisco nell’osservare i tanti volti internazionali sovraffollarsi ai tavolini lungo la sponda di Canal Grande (soddisfatti e inconsapevoli di cosa stiano mangiando - almeno considerando l’aspetto dei piatti dai contenuti decisamente improbabili….). Attraversare Rialto, come sempre, dà un’idea di cosa sia Venezia in certe ore del giorno:
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Giusto una pausa caffè e bagno e sono già a San Salvador. Ingresso gratuito (grazie tanto!) a un interno armoniosamente rinascimentale, fresco rigenerante rispetto al caldo dell’esterno e il mio giro navata per navata ha inizio. Già dal fondo mi accorgo subito che all’altare maggiore non è esposta la Trasfigurazione di Tiziano, ma la pala d’argento che sta al di sotto durante gran parte dell’anno. Le informazioni della mia guida, a quanto pare, non sono aggiornatissime (e infatti, come mi comunica un’addetta alla struttura, bisognerà attendere la Pentecoste per poterla rivedere):
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Pazienza, del resto la chiesa è stracolma di splendide cappelle ed altari ricchi di meraviglie. Di tutti, naturalmente, quello a cui dedico il tempo maggiore è il terzo della navata di destra, con l’Annunciazione del Vecellio incastonata in un’elegante cornice marmorea del Sansovino:
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Emoziona davvero, inoltre, il soffermarsi sulla copia dell’atto di morte del pittore, riportato sulla balaustra in legno ai piedi della tela dipinta appena dieci anni prima:
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Ma ci sono anche dettagli minori in San Salvador che mi spingono ugualmente a scattare qualche foto. Fra questi, una piccola riproduzione del San Pietro in cattedra dall’omonima basilica romana, il di cui sfondo è un bel San Girolamo in marmo di Tommaso da Lugano:
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Nonostante l’insinuarsi di un persistente mal di testa, proseguo la visita fino all’ultima cappella per poi anticipare il mio ritorno a casa (l’aria condizionata dei mezzi pubblici durante il viaggio di andata, purtroppo, ha messo a dura prova la mia fastidiosa sinusite). Il tragitto di ritorno mi offre spunti diversi, fotografici e non solo. Come alcune trovate di scultura contemporanea di cui ricordo qualche servizio in tv e alcune polemiche a riguardo (e come non comprenderle!):
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O un paio di turiste anglofone che, messe lì come due bamboline, sembrano a decorazione di uno dei tanti scorci suggestivi della Venezia dei calli:
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Basta soffermarsi anche soltanto sui manifesti murali della città lagunare per rendersi conto di quanto culturalmente possa offrire un luogo come questo (tanto più evidente è per me che provengo da una città fra le più povere e silenti in fatto di cultura):
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La tenerezza di un bacio fraterno, almeno così sembra, la colgo al volo mentre mi accodo ai tanti turisti di fine giornata:
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Fino a ritrovarmi nuovamente ai Frari e di seguito alla Scuola Grande di San Rocco, difronte alla quale c’è un museo leonardesco con un curioso personaggio che si gode il sole del pomeriggio proprio alla sinistra di Monna Lisa:
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Ma devo ammettere che non è tutto rose e fiori, un capolavoro di città come Venezia. Dal principio della giornata (come già le altre due volte che ci son stato) non ho fatto che notare, a più riprese, la banalizzazione commerciale di questo luogo. Le innumerevoli vetrine di falsi souvenir, così come gli infiniti servizi di ristorazione dai prezzi improponibili, e tutta una serie di altre trovate commerciali che sfruttano e spremono in continuazione l’interminabile risorsa di turisti di cui gode da sempre la città. Dulcis in fundo, l’enorme pubblicità che campeggia sulla facciata degli Scalzi in ristrutturazione, come un pugno in un occhio della peggior specie:
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E così sono di nuovo in stazione. La comodità dei frequenti treni per Verona mi consente di poter tornare senza alcuna fretta. Mi giro verso Canal Grande un’ultima volta, almeno per oggi. Fra due giorni sarò nuovamente qui:
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