Rifocillato e rinfrescato,
rifletto sulla prossima tappa della giornata. Praticamente alle spalle di Santa
Maria Gloriosa dei Frari c’è la Scuola Grande di San Rocco, ma… per oggi non mi
va di spendere dieci euro per visitare un bene gestito dalla Chiesa S.p.A. (per
cui, in quanto cittadino italiano e in più dipendente della pubblica
istruzione, avrei il diritto di accesso gratuito). Decido così di puntare
dritto verso ponte di Rialto: una volta attraversatolo in direzione San Marco,
sarò a pochi metri da altre due importanti tele del Tiziano. Sbucato su Riva
del Vin da uno dei calli secondari presi semplicemente seguendo la fiumana dei
turisti, mi incuriosisco nell’osservare i tanti volti internazionali sovraffollarsi
ai tavolini lungo la sponda di Canal Grande (soddisfatti e inconsapevoli di
cosa stiano mangiando - almeno considerando l’aspetto dei piatti dai contenuti
decisamente improbabili….). Attraversare Rialto, come sempre, dà un’idea di
cosa sia Venezia in certe ore del giorno:
Giusto una pausa caffè e bagno e
sono già a San Salvador. Ingresso gratuito (grazie tanto!) a un interno
armoniosamente rinascimentale, fresco rigenerante rispetto al caldo
dell’esterno e il mio giro navata per navata ha inizio. Già dal fondo mi
accorgo subito che all’altare maggiore non è esposta la Trasfigurazione di Tiziano, ma la pala d’argento che sta al di
sotto durante gran parte dell’anno. Le informazioni della mia guida, a quanto
pare, non sono aggiornatissime (e infatti, come mi comunica un’addetta alla
struttura, bisognerà attendere la Pentecoste per poterla rivedere):
Pazienza, del resto la chiesa è
stracolma di splendide cappelle ed altari ricchi di meraviglie. Di tutti,
naturalmente, quello a cui dedico il tempo maggiore è il terzo della navata di
destra, con l’Annunciazione del
Vecellio incastonata in un’elegante cornice marmorea del Sansovino:
Emoziona davvero, inoltre, il soffermarsi
sulla copia dell’atto di morte del pittore, riportato sulla balaustra in legno
ai piedi della tela dipinta appena dieci anni prima:
Ma ci sono anche dettagli minori
in San Salvador che mi spingono ugualmente a scattare qualche foto. Fra questi,
una piccola riproduzione del San Pietro
in cattedra dall’omonima basilica romana, il di cui sfondo è un bel San Girolamo in marmo di Tommaso da
Lugano:
Nonostante l’insinuarsi di un persistente
mal di testa, proseguo la visita fino all’ultima cappella per poi anticipare il
mio ritorno a casa (l’aria condizionata dei mezzi pubblici durante il viaggio
di andata, purtroppo, ha messo a dura prova la mia fastidiosa sinusite). Il tragitto
di ritorno mi offre spunti diversi, fotografici e non solo. Come alcune trovate
di scultura contemporanea di cui ricordo qualche servizio in tv e alcune
polemiche a riguardo (e come non comprenderle!):
O un paio di turiste anglofone
che, messe lì come due bamboline, sembrano a decorazione di uno dei tanti scorci
suggestivi della Venezia dei calli:
Basta soffermarsi anche soltanto
sui manifesti murali della città lagunare per rendersi conto di quanto
culturalmente possa offrire un luogo come questo (tanto più evidente è per me
che provengo da una città fra le più povere e silenti in fatto di cultura):
La tenerezza di un bacio
fraterno, almeno così sembra, la colgo al volo mentre mi accodo ai tanti
turisti di fine giornata:
Fino a ritrovarmi nuovamente ai
Frari e di seguito alla Scuola Grande di San Rocco, difronte alla quale c’è un
museo leonardesco con un curioso personaggio che si gode il sole del pomeriggio
proprio alla sinistra di Monna Lisa:
Ma devo ammettere che non è tutto
rose e fiori, un capolavoro di città come Venezia. Dal principio della giornata
(come già le altre due volte che ci son stato) non ho fatto che notare, a più
riprese, la banalizzazione commerciale di questo luogo. Le innumerevoli vetrine
di falsi souvenir, così come gli infiniti servizi di ristorazione dai prezzi
improponibili, e tutta una serie di altre trovate commerciali che sfruttano e
spremono in continuazione l’interminabile risorsa di turisti di cui gode da
sempre la città. Dulcis in fundo, l’enorme
pubblicità che campeggia sulla facciata degli Scalzi in ristrutturazione, come
un pugno in un occhio della peggior specie:
E così sono di nuovo in stazione.
La comodità dei frequenti treni per Verona mi consente di poter tornare senza
alcuna fretta. Mi giro verso Canal Grande un’ultima volta, almeno per oggi. Fra
due giorni sarò nuovamente qui:
.
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