12/05/18

Cercando Tiziano - parte 1.


Per il ponte del primo maggio avrei dovuto muovermi prima, alla ricerca di un B&B abbordabile in quel di Firenze: tutto pieno o un po’ troppo lontano dal centro, quando mi metto a cercar qualcosa. E così decido di visitare Venezia, iniziare a vederla davvero, come in effetti non ho mai fatto le due volte che ci son stato. Come già per Roma e Firenze, anche in questa occasione dovrò scegliere un criterio per stabilire i primi itinerari. E’ un’altra di quelle città in cui ci si perde letteralmente. Tanta, troppa roba in un unico luogo. E il mordi e fuggi a me non è mai piaciuto. Così scelgo Tiziano, i luoghi, davvero non pochi, in cui trovare le sue opere a Venezia. La “rossa” e la Cartoville del Touring, in questo, mi saranno ancora una volta di aiuto indispensabile. Già nell’appuntare nomi di chiese, scuole, riferimenti cartografici ed orari di accesso alle strutture, con la conseguente lettura dei particolari artistici dei vari luoghi, iniziano le palpitazioni nell’attesa di ritrovarmici immerso fra pochi giorni. Non sarà facile, per altro, riuscire a dividermi fra gli stimoli fotografici e la semplice voglia di ammirare i capolavori che avrò davanti. Inutile dire che i giorni passano in fretta ed il 28 aprile arriva in un lampo. Il treno delle 9:21 mi porta in meno di un’ora e mezza alla stazione Santa Lucia. Da qui sono al sestiere San Polo diretto verso il ponte di Rialto. Prima tappa stabilita: S. Giovanni Elemosinario (chiude alle 13:15 e così la scelgo come prima chiesa da visitare). La fotocamera al collo, intanto, è lì che scalpita: i soli calli e rii attraversati meriterebbero un lavoro a parte, ma devo seguire un minimo di percorso stabilito, così i primi sono semplici scatti “di ricognizione”:
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Seguendo semplicemente le indicazioni in giallo che portano a ”Rialto - San Marco”, mi si presenta a un certo punto uno scorcio del tutto particolare, un angolo d’oro da cui fa capolino la facciata di un’imponente chiesa goticheggiante:
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Attraverso il ponte alla mia destra e senza rendermene conto sono su Rio dei Frari. Quella di fronte a me è Santa Maria Gloriosa, la terza tappa del mio itinerario:
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Sono indeciso se entrare, rinunciando per oggi a S. Giovanni, o cogliere l’occasione di essermi ritrovato già, senza saperlo, davanti alla più grande delle tre chiese previste per oggi. “Ma sì”, mi dico, “iniziamo pure dai Frari. Fossi stanco al ritorno da Rialto, mi godrei meno il ben di Dio che c’è qui dentro…”. E così sia. Nell’entrare, purtroppo, constato come il mio permesso di ingresso gratuito, previsto dallo Stato Italiano in quanto insegnate in servizio nella scuola pubblica, valga in effetti men che zero: per l’accesso a determinati luoghi sacri la chiesa si comporta, di fatto, come una società privata che ne gestisce la fruizione. Pago l’irrisorio biglietto, polemizzo a riguardo con l’addetta all’entrata e, un bel po’ contrariato, inizio a guardarmi intorno… fantastico! Una serie di monumentali cappelle circonda il visitatore sin dai primi passi. Decido di procedere per ordine, dalla navata di destra descritta minuziosamente nella guida Touring che tengo fra le mani come fosse un breviario. Una serie di scene sacre dipinte da Andrea Michieli (detto il Vicentino) mi spingono a scattare le prime foto, non fosse altro che per le interessanti soluzioni compositive e coloristiche escogitate dal pittore ed il bel grigio cenerino della chioma di una visitatrice interessata:
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Proseguo lentamente sino al termine del transetto destro che immette direttamente nella meravigliosa sagrestia. Alla sinistra dell’entrata principale spicca sul resto (benchè tutto di notevole valore) il trittico d’altare di Giovanni Bellini, ben illuminato e posizionato così scenograficamente da risultare quasi al di fuori di un contesto sacro:

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L’ultima delle cappelle absidali di destra, detta dei Fiorentini, accoglie un S. Giovanni Battista del Donatello (bruscolini!); e poi c’è lei, l’Assunta di Tiziano, l’opera che probabilmente attira il maggior numero di visitatori qui ai Frari. Mi ci soffermo pochi istanti, per ora; ci tornerò alla fine del giro della navata restante. Proseguo così lungo il transetto sinistro, nell’ultima delle di cui cappelle, detta dei Milanesi, colpisce sul pavimento la tomba di Claudio Monteverdi, con i commoventi omaggi floreali dei suoi estimatori:
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La successiva cappella Corner è forse la più elegante fra quelle absidali. Mentre soffermo la mia attenzione al monumento rinascimentale a Federico Corner (con sfondo a putti in chiaroscuro di un probabile giovane Mantegna), un ragazzino di origini francesi riprende con fotocamera la parete sulla sinistra dell’entrata:
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C’è un fonte battesimale decorato da S. Giovanni Battista in marmo di Jacopo Sansovino, e alla parete il Cristo al Limbo di Palma il Giovane:
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Altro capolavoro fra i più noti di questa splendida chiesa è la Madonna di Ca’ Pesaro del Tiziano. Posta al secondo altare della navata sinistra (venendo dal presbiterio), attira molti dei turisti presenti, ed io ne approfitto, naturalmente, per qualche scatto che includa anche loro:

https://profcamarchivio.files.wordpress.com/2018/05/dsf6395bisq2.jpg    https://profcamarchivio.files.wordpress.com/2018/05/dsf6387bisq2.jpg

La penultima delle campate, infine, ospita il monumento funebre a Tiziano su disegno di Antonio Canova. Qualcosa che, sebbene di grande impatto architettonico, a mio gusto cozza un po’ col resto dell’interno dei Frari:
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Dopo di che la mia visita si conclude ripercorrendo la navata centrale; attraversando il sontuoso coro dei frati, che incornicia dal fondo la celebre pala d’altare di Tiziano, sembra che l’Assunta sia annunciata prospetticamente da questa serie interminabile di ricchissimi intarsi in legno:

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Trovarvisi davanti, poi, è una di quelle emozioni per descrivere le quali non bastano le  parole. Almeno le mie non sono all’altezza per raccontarne gli effetti. Ricordo di certo, se non altro, tutta la schiera di visitatori che si soffermano ad ammirarne lo splendore o che, inginocchiati e a mani giunte, pregano rapiti davanti alla maestosa effigie:

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E’ l’ora di mandar giù qualche panino; l’appetito inizia a farsi sentire e così vado alla ricerca di un po’ d’ombra all’esterno della chiesa o nei suoi immediati paraggi.
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