10/11/18

Dove gli Dei si parlano


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Un’apertura di serata piuttosto di circostanza, decisamente poco ispirata; e un’introduzione accademica nella peggiore delle accezioni possibili (dove l’unica parte accettabile era l’altrui citazione finale). Poi si spengono i riflettori, “perché solo dal buio si può avere la luce”… e inizia l’incanto. L’incipit di Monika è un delicato “Buonasera”, appena sussurrato, come un palpito in punta di piedi. E a me basta solo questo per spazzar via tutta la formalità dell’inizio serata. Si spalanca un mondo, con la felicità dell’autrice per essere lì a condividere parte dei suoi viaggi. Un incontro dedicato a Padre Paolo Dall’Oglio, che Monika ci consiglia subito di leggere. Lo farò. Immagini e musiche cominciano a diventare un tutt’uno col racconto. Il sapiente accostamento di parole, suoni e fotografie di devastante intensità sono il frutto di un gusto superiore, di una raffinatezza nella scelta che è per me enorme delizia e preziosa lezione a un tempo. Non sento quasi più la gente intorno a me, che pur gremisce il teatro in ogni ordine di posto. Il messaggio che scaturisce dall’esperienza di Monika Bulaj è a dir poco fondamentale. Ci sono luoghi “dove gli Dei si parlano”; sembra impossibile ma è così. Il dialogo fra diverse culture e religioni non è un miraggio, è una realtà. L’affresco da lei tracciato ne è dimostrazione. Ed arriva, purtroppo, anche il momento conclusivo, con elegante sobrietà così com’è iniziato. Il pubblico veronese applaude senza troppo scomporsi, mentre io continuerei per minuti, fino a farmi dolere le mani. Alle mie spalle sento addirittura delle critiche alla Bulaj… Signore che evidentemente si aspettavano un qualche spettacolo da teatranti, del tutto inconsapevoli di ciò a cui hanno appena assistito. Riesco a salutare Monika prima di andar via, con la promessa di rivederci appena possibile ad uno dei suoi futuri workshop. Torno a casa leggero, ancora una volta arricchito e pieno di emozioni senza nome.
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